La silloge di Benedetto Vitale è innanzitutto il racconto poetico di una vita intera: ricordi snocciolati sulla pagina in modo armonicamente organico, tessere di un puzzle da ricomporre, frammenti di un’anima inquieta che mai ha smesso di ‘cercare’, lampi di memoria che, improvvisi, squarciano e illuminano il cielo scuro della notte. Un racconto essenziale, perché il timore di smarrire i ricordi, per una mente che va indebolendosi con l’incedere inesorabile degli anni, è il timore di perdere se stessi, la propria identità, il proprio posto nel mondo. E allora l’urgenza di narrarsi, per lasciare delle tracce indelebili di sé a coloro che ci sopravvivranno […].
Dalla prefazione di Giuseppe Palladino
Benedetto Vitale è nato a Caltanissetta il 6 febbraio 1949, da Ferdinando Vitale e Carmela Zito. Coniugato con Elisabetta Giammara, ha due figli: Ferdinando e Ylenia. Dopo essersi diplomato ragioniere, lascia la sua città per andare a lavorare a Torino in aziende metal-meccaniche, occupandosi di contabilità dapprima come impiegato e poi come capo ufficio contabile. Successivamente è stato Assistente Amministrativo presso il Ministero della P.I. Oggi, in pensione, si diletta a scrivere poesie. Con Europa edizioni ha pubblicato Un Nisseno e la sua poetica. Camminare con la poesia è la sua seconda raccolta, che trae origine dagli spunti ambientali e dal sentire della gente. I versi nascono in primis dalle passeggiate pomeridiane del poeta, e poi trovano compimento definitivo nel suo studio. Lo sguardo del poeta si posa su ogni cosa con una sensibilità notevole, che riesce a illuminare qualsiasi elemento esso sfiori. Un’emozione, un oggetto, una persona o un astro del cielo infinito.