Carla non cresce con le Barbie dentro una Ferrari. Le sue conoscenti dei quartieri benestanti appartengono a un altro mondo rispetto a quello di Gennariello, l’Orco, e dei suoi compari. A soli tredici anni Carla entra nel Circolo degli Artisti, un luogo di ritrovo per puttanieri, malavitosi, che consumano il loro tempo tra biliardo, alcol, bestemmie ed espedienti vari. Lei in poco tempo diventa la figlioccia del boss, la protetta, a cui nessuno può avvicinarsi per farle del male. E lei in cambio deve crescere dimostrando di essere la più sveglia, la più in gamba, la migliore in ogni cosa. Ma non è un mondo da cui cavar cose buone per il futuro quello che frequenta come fosse una seconda casa. Quegli uomini hanno sì soldi a palate, ma a spese degli altri. E poi o ci sei dentro o non ci sei. Carla sa di poter scegliere, impara a riconoscere la linea che separa il bene dal male, ma pur nutrendosi di ideali di giustizia e solidarietà verso i più deboli, cade sempre male e finisce per essere inghiottita dal vortice della criminalità. Fino a che ha la forza di dire basta e di intraprendere un nuovo cammino. Donna d’acqua è la storia di una rinascita, di un cammino di purificazione, di resilienza da parte di una donna che ha subìto troppo a lungo le violenze degli altri e di se stessa. Una donna coraggiosa che prende in mano le redini del suo destino e abbandona quell’inferno in terra prima che sia definitivamente troppo tardi per cambiare e riacquistare la propria libertà.
Carla Liberatore, nata a L’Aquila il 23 marzo del 1967, fra il 2003 e il 2004 ha iniziato la carriera di redattrice in testate giornalistiche locali ma già dopo pochi mesi improntò le prime collaborazioni con siti di informazione a tematica LGBTQI e con redazioni internet di cronaca nazionale ed internazionale scrivendo articoli di successo a volte anche molto discussi. Ha collaborato con varie redazioni di programmi televisivi e radiofonici.
Fondatrice dei circoli Arcigay e Arcilesbica in Abruzzo ha operato come attivista per circa dieci anni per poi ritirarsi a vita privata dedicandosi interamente al lavoro e alla famiglia.
Definita ai tempi dell’attivismo sociale una “donna roccia” per il suo carattere molto forte e ruvido proprio come le rocce delle montagne che l’hanno vista nascere e dopo una lunga gavetta come responsabile della comunicazione per una grande azienda, oggi ne è una dirigente apprezzata e stimata. Proprio queste peculiarità fanno denotare in lei un carattere indipendente e proteso al comando.
Con il testo Donna d’acqua arriva al compimento del terzo romanzo che racconta la strada, la gente di tutti i giorni e, come sempre, in parte anche pezzi della sua personale esperienza di vita.
Foto di copertina di Vincenzo Zisa (il Granchio)
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