Parigi, XVII secolo, lotte intestine accendono gli animi dei prelati della Sainte-Chapelle du Palais, nell’Île de la Cité. I santi uomini trovano in un leggìo il loro strumento di accusa e rivalsa, di antagonismo e condanna: come ha osato il Tesoriere Avrij innalzare quel leggìo che copre il Cantore Barrin per intiero?
A cotanta animosità assistono, partecipano, sobillano, appianano anche altre divinità più profane come Discordia, Mollezza, Notte, Sibilla, Fede, Pietà. Anche la Pietà ha la misura piena e comunica ad Astrea, Dea della Giustizia, che è tempo che si compia la sua vendetta contro Discordia e Mollezza, perché “tanta pietà conviene solo a coloro che là sulle montagne, in un solitario eremo, vivono scevri dal mondo, non a Parigi, dove solo chi sa litigare merita una corona”.
Giuseppe Caccherano nasce a Torino nel 1955. Partecipa a diversi premi letterari nazionali ed internazionali.
Il Leggìo è ispirato al poema eroicomico Le Lutrin di Nicolas Boileau-Despréaux e questa ne è la sua versione teatrale.
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