La storia, incentrata sulle figure femminili di una famiglia che potremmo definire allargata, è ambientata in un’epoca travagliata dalle guerre e dalla mancanza di tutele legali contro la violenza. Le tante forme della violenza sono spesso conseguenza della mancanza di un valore fondamentale come il rispetto per l’altro. Clara, nata nel 1906, crea un ponte tra il passato e il presente per le conquiste femminili che ci sono pur state, ma sono ancora troppo limitate e soprattutto molto fragili e ci ricorda che l’onorevole Tina Anselmi invitava le donne a partecipare e a far sentire la loro voce. Il personaggio di Emma, la zinzulusa, non è secondario, è lei che, spinta dalla “figlia piccola”, deve ritrovare le storie d’amore del passato. Perché l’amore esiste anche se esiste Mut…
Iolanda Lippolis è nata a Bari. Il padre è pugliese e la madre è vissuta a Rimini dove ha trascorso da profuga alcuni mesi fino alla liberazione. Dal 1980 ha risieduto e lavorato a Putignano (Bari) con il marito. Ha svolto la professione di medico ginecologo e ora è in pensione. Vive a Modena dove, assieme al marito, si prende cura dei nipotini.
Amalia Maria Pia Oleastro –
Emma ‘la zinzulusa’, soprannome che rievoca una grotta carsica del Salento dove le stalattiti pendono dal soffitto come stracci, si è chiusa da tempo in un silenzio ostinato da cui nessuno riesce a strapparla. Ci prova la figlia, Lella, costringendola a rievocare vecchi ricordi di famiglia. Lella che ha un difficile rapporto col proprio corpo, gestisce un banchetto al mercato del paese dove vende le sue creazioni di bigiotteria e di sartoria e dà da assaggiare ai clienti le sue tisane che si direbbe abbiano poteri magici come i cioccolatini che espone nella sua vetrina Vianne, la protagonista di Chocolat. Vanno da lei per cercare conforto Mila insoddisfatta del proprio lavoro, Luisa la pasticciera che si innamora sempre delle persone sbagliate, Generoso che condivide con lei l’amore per i libri e forse qualcosa di più e poi Miriam con la sua paura di vivere…
Emma, incalzata dalla figlia, finalmente rompe il silenzio e racconta, racconta della bellissima Anita ritratta in fattezze da Madonna da un pittore innamorato che la lascerà incinta di una bambina rossa di capelli, marchio di infamia in un paesino in cui regnano grettezza e ignoranza. E racconta soprattutto di sua nonna, Clara, che ha vissuto bambina il dramma dell’abbandono e ha conosciuto, divenuta adulta, le atrocità della guerra. Storie di donne, maltrattate, ferite, uccise dai loro uomini ma anche di donne che trovano la forza di riscattarsi, che scommettono su un futuro in cui potranno finalmente emanciparsi e liberarsi da pregiudizi e costrizioni. Come ammesso dalla stessa autrice, sono tantissimi i personaggi che popolano questo romanzo. Ognuno di loro, anche la più semplice comparsa, preme per farsi ascoltare, ansiosa di dare il proprio contributo alla ricostruzione di una saga familiare che attraversa quasi un secolo di storia. Eppure tutto alla fine si tiene, un filo sottile sembra unire tutte queste vite che si incrociano anche solo per un istante e che insieme vanno a comporre uno splendido mosaico. Il valore aggiunto di questo romanzo è il linguaggio, ricco, corposo, evocativo, un linguaggio che riesce ad emozionare sia che l’autrice descriva un lago su cui si specchiano le luci della sera sia che ci faccia rivivere le miserie e le angosce della guerra. Un libro che è un atto d’amore, un segno di gratitudine nei confronti di tutte quelle umili figure femminili che hanno lottato in silenzio e con coraggio per vedere riconosciuti i propri diritti.
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