Nina ha ventidue anni, è nata e cresciuta in Svizzera, ma quando scoppia la pandemia di Covid-19 è in Italia dai nonni materni, dove resta bloccata per tutto il periodo del lockdown.
Una finestra di quella casa in cui, suo malgrado, si trova imprigionata diventa l’occhio sul mondo, dove tutto sembra comunque proseguire con normalità, a dispetto delle norme per impedire il contagio.
A tratti seria, a tratti ironica e pungente, Nina decide di affidare i suoi pensieri a un diario: pagine ricche di insofferenza e di riflessioni che risaltano la sua cura per l’ambiente e l’enorme senso civico.
Come il diavolo con l’acqua santa, a fare da contraltare la sua amica d’infanzia, nonché vicina di casa, Priscilla, che cerca di farle notare con precisa puntigliosità un modo differente di concepire la vita.
La panchina di pietra è una fotografia lucida del nostro tempo, di ciò che siamo e, soprattutto, di quello che possiamo diventare nel momento in cui smettiamo di essere umani.
Alessia Dettoni è nata nel 1971. È laureata in Scienze politiche. Giornalista pubblicista, ha collaborato con testate locali anche on-line. Canta in formazioni corali di musica polifonica ed è seguace delle regole di educazione civica, troppo spesso cadute in disuso.
Filippo –
Brava Nina!!
Un bel diario di una ragazza decisa, osservatrice ed educata.
Tante interessanti parole sull’Educazione Civica!!!
Quanto sarebbe bello avere più Nine nel nostro Paese!!!
Luca –
Il libro interpreta bene il tempo in cui viviamo. Come ci mostra la protagonista, con cui è facile identificarsi, il confine tra il buon senso e la psicosi è impalpabile e si travalica senza accorgersene.
Massimo –
Ho gia letto ‘La panchina di pietra’ diverse volte, ed ogni volta scopro qualche cosa di nuovo. Nella sua originalita, intrigante e a tratti graffiante, l’autrice ci trasporta in una realta parallela attraverso i giovani occhi – penetranti e perspicaci – di Nina e del suo diario.
Bloccata in casa dalla pandemia, Nina osserva la vita di strada, a volte con curiosita pettegola, a tratti in modo maniacale, per rimproverarci le migliaia di trasgressioni quotidiane, dalla mancanza di bon ton e di educazione civica fino a strofinarci il muso nel nostro irresponsabile individualismo.
Nel melange di ricordi e di immediata quotidianita, Nina e il buon senso che vive recondito in tutti noi, la Nina che dovremmo ascoltare piu spesso. Nina e la nostra coscienza forse troppo idealista, che si contrappone al pragmatismo dell’amica Priscilla. Fatevi un bel viaggio nel turbinio di frammenti di vita che danzano unwalzer attorno ad un silente e misterioso testimone – l,enigmatica panchina di pietra.
ANTONIO PARILLO –
Per uno preciso come me è il non plus ultra. Davvero un bel libro, che ci ricorda che le cose semplici spesso sono quelle più difficili da fare. Complimenti!
Patrizia –
Wow che libro! Scorrevole ed intrigante che stimola la curiosità del lettore. Bravissima la scrittrice che ha perfettamente descritto le emozioni di una ragazza Svizzera costretta a rimanere in Italia durante la pandemia del 2019. I racconti curati nei dettagli , stimolano la fantasia del lettore che si ritrova esattamente nel posto descritto e , se empatico, riesce anche a sentire lle sensazioni della ragazza che racconta. Consiglio di leggerlo a tutti i lettori, grandi e piccini, perché non è mai troppo tardi ne troppo presto imparare a vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona e notare come la realtà che per noi sembra unica può essere completamente diversa da parte dell’altro prossimo, vicino o lontano sia per idee che per nazionalità.
Ilaria –
Ciao tesoro!!! Letto il tuo libro tutto di un fiato!!! Scrivi molto bene, concetti semplici descrizioni chiare che pare di stare su quel balcone con lei/ te!!! Mi è piaciuto in più è intriso di ricordi che mi riportano ai sapori della mia infanzia… ps ma ci sei stata davvero a Diano a mangiare la focaccia???😊😊 continua così aspetto il prossimo!! Un bacio grande!!
Paola –
Grazie Nina per tutte le tue osservazioni e riflessioni!
Il messaggio è espresso in modo semplice ed è inequivocabile… non ci resta che metterlo in pratica perchè, come dici tu, è la quotidianità che fa la differenza.
Libro consigliatissimo, anche per i bambini.
PIERGIORGIO –
PIERGIORGIO
Nina guarda dalla finestra socchiusa le strade deserte, la “panchina di pietra” vuota; e le poche persone che passano sembrano ombre. Nel racconto di Alessia Dettoni c’è un senso di attesa dell’ignoto, che rievoca le pagine angoscianti del Deserto dei Tartari di Buzzati.
GRAZIA –
PIERGIORGIO
Nina guarda dalla finestra socchiusa le strade deserte, la “panchina di pietra” vuota; e le poche persone che passano sembrano ombre. Nel racconto di Alessia Dettoni c’è un senso di attesa dell’ignoto, che rievoca le pagine angoscianti del Deserto dei Tartari di Buzzati.
GIACOMINA –
GIOVANNA
La ragazza Nina di “La panchina di pietrra” è un personaggio ambivalente: emotivo, eccitabile, pessimista. Incontra un’amica che sembra venuta da un altro mondo, serena, ragionevole, dialogante. E’ la sua controfigura. Alla fine prevale comunque il lato tragico e amaro della protagonista, con solo qualche barlume di fiducia e speranza che il mondo cambi, malgrado i suoi dubbi.
Raffaela –
Ho letto con piacere “La panchina di pietra”.
Condivido ogni riflessione sugli atteggiamenti, spesso incoerenti, delle persone che ci circondano in questo tempo particolare.
Mi piace lo stile fresco e colorato, quasi pittorico, con cui l’autrice descrive, tra luci ed ombre, questo incredibile e doloroso momento storico che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere.
Complimenti!
mariagrazia –
” La panchina di pietra” di Alessia Dettoni poteva essere una storia datata ai giorni più difficili dell’epidemia, ma le emozioni, le idee dell’io narrante vanno oltre gli episodi del momento. E’ una riflessione sulla condizione umana, sulle relazioni tra le persone, sui conflitti interiori fra paure e speranze, angoscia e liberazione
agnese –
La protagonista del racconto di Alessia Dettoni non riesce, emotivamente e razionalmente, a liberarsi dal peso della realtà, così come filtra dai suoi occhi. Nina è come un parafulmine che assorbe e trasforma tutto in una realtà negativa. Perfino l’ atto di amore di un ragazzo per la nonna diventa un abbraccio che uccide.