“Parlando del sapere” è un viaggio fino alla fine del linguaggio; o forse, meglio, fino alla nascita del linguaggio, alle sue origini, al suo episteme. Cosa c’è alla fine del linguaggio? E al suo inizio? È l’attenzione che guida la volontà o è la volontà che guida l’attenzione? L’autore cerca di rispondere a queste domande: molto spesso si usa il linguaggio e le parole in modo improprio. Si dà per scontato che la parola ‘religione’ abbia una certa definizione; ma studiandone bene l’origine e il significato si intuisce che da questa definizione dipende il senso di tutte le cose, che cambiando la definizione di parole come questa, cambia il senso di tutto quello che le gravita attorno, anche delle cose che consideriamo più ovvie. La parola religione non significa, come dicono alcuni, ‘rilegare’, cioè legare insieme, ma significa ‘relegare’, cioè limitare, legare il pensiero al ‘Rex’, il grande sacerdote. «Non è perché pensiamo che usiamo il linguaggio, ma è perché abbiamo ricevuto il linguaggio che possiamo pensare» dice l’autore. Il linguaggio è il fondamento del pensiero, ma, al tempo stesso, è anche il suo limite. In questo senso, la scienza e il linguaggio della scienza appaiono anche più limitanti rispetto alla profondità della poesia, alla qualità dell’arte, all’arcano della religione.
In generale, chi non ha mai cambiato opinione, chi sposa sempre l’opinione della maggioranza, scientifica o no, è all’interno di una religione fatta di totem (le cose che si possono pensare) e tabù (le cose che non si possono pensare). Pensare significa pensare diversamente; pensare non significa ragionare, fare di conto, ma significa pensare in modo qualitativamente diverso. In un certo senso, significa disubbidire al senso comune e farsi un’idea autonoma sul significato e la definizione delle cose. Esplorando quel territorio sconosciuto e sconfinato che è il linguaggio, scoprendo come questo abbia un’origine religiosa, arcana e magica, possiamo scoprire non solo che cos’è la vera conoscenza, ma riusciremo anche a crearla.
Diego Scarpanti è nato a Mantova nel 1974, è laureato in Psicologia all’Università di Padova e in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane all’Università di Verona. La presente opera fa parte di una trilogia sull’estetica che comprende la relazione tra estetica ed epistemologia, estetica e sessualità, infine estetica e politica.
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