La visione del non ancora è ciò che condiziona la memoria del passato e l’esperienza del presente.
Infuturarsi nei paesaggi che incarna, nei passaggi che danza, nei passeggi che indugia, è la sfida alla quale l’autore si espone per essere egli stesso radice itiner(r)ante e soglia incauta.
In ogni orizzonte interstiziale e temporaneo di questo cammino, puoi incontrarlo purché tu non sia rapito dall’ossessione di tutto afferrare e ti sorprenda anzi incline all’impermanenza; ma puoi anche perderti, e questa sarebbe la tua occasione.
La parola qui è irriverente, capace di ospitare il suo contrario, e esigente, protesa all’enigma; fagli spazio e datti tempo.
68 anni appena quasi, l’autore 42 li spese tra eterotopie e distopie del pensiero e della pratica psy nei Servizi pubblici, piccato d’essere istigatore d’alternative nonostante il suo essere psichiatra.
Nato a Firenze, ha lavorato su e giù per il Bel Paese, muovendosi nei territori contro l’evidenza della loro smaterializzazione e confliggendo nel Palazzo che lo tollerò giammai, dovunque.
Sono ormai quattro anni che si fece ostellante in un’altrimenti Toscana di confine, perché del confine ha sempre vissuto il fascino per farne soglia ospitale.
Da quando ebbe l’uzzo della scrittura non smise di volgere in parola vissuti e visioni, che tutt’oggi rincorre impudente su due sole dita, abusando di una tastiera ormai rassegnata. Dispersi nei decenni chissà quanti manoscritti, si convince oggi, con qualche gelosia resistente, a congedare una delle raccolte superstiti, che affida alla sensibilità di chi avrà in sorte di leggerne, e nel caso sentirsi convocato.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.