È, quella di Giulia Ciccarese, una poesia riflessiva ed intimista, non sappiamo come spiegarlo, ma sentiamo le pagine percorse da una mestizia, una sorta di dolore sedimentato nell’animo che rimane come un mantra, di certo non come una scusa per abbandonarsi alla sofferenza, e ce ne accorgiamo perché invece i suoi componimenti brillano di bellezza, sono lucenti di amore anche quando il dolore è morte, è oblio. Si potrebbe dire che è la bellezza della vita quella che trasuda da queste pagine, la capacità di lasciarsi andare e cercare il bello che ancora c’è, risiede nascosto e abbracciato alla speranza, per ripararsi dalla polvere dell’indifferenza, che a strati sottili si sedimenta, e non se ne va più via.
Giulia Ciccarese, nata a Galatina nel 1988, ha trascorso l’infanzia in provincia di Lecce. Dopo la maturità ha studiato Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, cominciando ad interessarsi alle tematiche relative ai diritti umani. Ha proseguito gli studi a Bruxelles, specializzandosi in “Pace, sicurezza e conflitti”. In seguito, ha compiuto le prime attività lavorative all’estero, occupandosi soprattutto dei diritti dei migranti. Al momento vive in Toscana dove, oltre alla passione per la lettura e la scrittura, si diletta anche con la fotografia, soprattutto in bianco e nero.
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