L’autore, già apprezzato in virtù dei suoi precedenti lavori per il coinvolgimento che questi suscitano grazie alla loro adesione alla realtà, anche in questa fluida opera teatrale ci proietta nel vivo del nostro presente, nello scenario della pandemia che ha stravolto le vite degli abitanti del pianeta, al cospetto di un nemico apparentemente invisibile, il COVID-19, ma in grado di causare morte, devastazioni socioeconomiche e di smantellare la fiducia in un futuro prospero. La questione è cara ad Antonio Venditti, e il lettore non può fare a meno di lasciarsi andare alle riflessioni che le sue scelte valoriali suggeriscono, a una presa di coscienza che spinge all’agire più attento.
L’opera teatrale si sviluppa in cinque atti, il sipario si apre squarciato dal chiarore dell’alba e scorgiamo un attore dal vestiario stravagante, che si aggira per strada rischiando il richiamo della polizia. Ma il suo cuore ha urgenza di compiere una missione culturale di grande spessore: la riapertura del teatro, quell’attività che sa comunicare con la nostra interiorità e che ci aiuta a vivere, è lì che deve recarsi. Dovrà rinnovare il teatro sull’onda dei nuovi eventi, ma lo attende anche un altro compito: illuminare e proteggere Lola e Gioviale, due attori innamorati ma ostacolati da oscuri soprusi.
Il libro è impreziosito dai dipinti di Agostino De Romanis che arricchiscono la lineare e appassionata scrittura dell’autore.
Antonio Venditti è nato il 28 ottobre 1940 a Velletri, città dei Castelli Romani, nel territorio metropolitano della Capitale. Alla Sapienza Università di Roma si è laureato in Lettere e in Pedagogia. Docente dal 1962, ha poi esercitato la funzione di preside per oltre un trentennio. Ha svolto anche altre attività d’insegnamento, di formazione e di aggiornamento dei docenti.
Dal 1970 ha pubblicato numerose opere: in particolare trilogie e antologie poetiche; opere storiche, pedagogiche, teatrali; narrazioni di vario genere.
Nella pagina della “biografia” del sito www.antoniovenditti.it sono presentate tutte le opere pubblicate.
Mauro M. –
Il filo conduttore dell’opera è la travagliata vicenda d’amore dei due giovani attori, Lola e Gioviale, protagonisti nell’avvincente rievocazione di Paolo e Francesca del Canto V dell’Inferno di Dante Alighieri, nella ricorrenza del settecentesimo anniversario della morte del sommo Poeta, autore della “Divina Commedia”, capolavoro della letteratura universale.
Martina –
Chi ha letto le precedenti opere teatrali di Antonio Venditti ha potuto apprezzare la sua capacità di coinvolgimento del lettore. In quest’ultima c’è il riferimento importante alla realtà che stiamo vivendo.
Ida S. –
Si riapre il sipario, opera teatrale in cinque atti.
Un testo che rispecchia appieno la nostra realtà quotidiana, attraverso una scrittura elegante e ragionata.
:-” La cultura non riempie certo la pancia, ma illumina la mente e riscalda il cuore” (atto III, Scena II); in queste poche parole troviamo la chiave di lettura del testo. A cosa serve la cultura? A renderci persone aperte al cambiamento, capaci di comprendere il prossimo e gli eventi che si verificano quotidianamente. E forse l’unico modo per sopravvivere alla pandemia, come suggerisce il personaggio di Vito, è nel teatro e nella poesia.
La citazione estesa del V canto dell’Inferno, l’opera immortale di Dante Alighieri, ci offre un ulteriore spunto di riflessione. La dolcezza di Paolo e Francesca, protagonisti di questo canto e uniti nell’eterno supplizio, ci dà la possibilità di riflettere sul tema dell’amore. Un sentimento vero e sincero quanto l’arte…. ciò di cui abbiamo bisogno in questo tempo di difficoltà materiale e spirituale.
Marco –
È originale l’impostazione del principale attore, che fa svolgere l’azione prevalentemente all’aperto, con l’intento di rappresentare la realtà del difficile presente, tenendo viva la prospettiva del futuro soprattutto dei giovani, in una società nuova, profondamente rinnovata.
Barbara G. –
L’ultima opera teatrale di Antonio Venditti evidenzia l’urgenza di riattivare tutte le attività culturali e artistiche, vera grandezza d’Italia, da far risaltare nell’Anniversario dell’Unità, anche come fonte di lavoro e ricchezza economica, derivante dal flusso turistico proveniente da tutte le parti del mondo.
giovanni –
In questo testo l’autore ha riproposto, in forma originale, i temi a lui cari: la figura del docente, quando Gioviale e Vito concordano nel ritenere che un bravo insegnante dovrebbe sapersi muovere nei confronti dei propri allievi, come un bravo attore che sa coinvolgerli e trasmettere loro il piacere dell’argomento che tratta; l’amore gratuito, tenero, rispettoso e altruista contro quello preteso ed egoistico, come quando Gioviale si prodiga a sostenere e aiutare Lola senza pretendere nulla in cambio, infondendo in lei uno schietto sentimento d’amore contraccambiato che stempera l’agire violento, prevaricatore, dominante di Silvio; la politica come “politeia”, azione tesa a realizzare il bene di tutti contro il “partitismo”, azione tesa a realizzare l’interesse di pochi, quando fa dialogare i manifestanti e Gioviale; la compassione che, attraverso l’empatia, consente di guardare agli altri e agli eventi con indulgenza e sforzo di comprensione; la fede nella vita che vince su tutto ed è capace di rigenerarsi nonostante le dure prove degli eventi avversi. Tutto è trattato lasciando passare tra le righe un altro e non meno importante principio che contraddistingue il nostro autore e che chi ha avuto il privilegio di conoscerlo ravvede: l’arte di arrangiarsi e di trarre dalle difficoltà e l’austerità, lo sprone per mettere in campo la creatività e la resilienza al fine di raggiungere, comunque e nonostante tutto, gli obiettivi ambìti. Tutto ciò, sempre che si riesca a fare gruppo, ad essere animati dal desiderio di condividere l’esistenza secondo una prospettiva autenticamente sociale, impegnandosi a riconoscere reciprocamente la dignità in ogni individuo.